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lunedì 15 luglio 2013

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L'ambientazione del romanzo più votata
- Profonda Provincia Veneta -

Who

Capitolo Primo

Certe donne ti restano dentro, come la voglia di fumare. Ad un ex fumatore la voglia e il ricordo del tabacco non lo lascia più. Ogni tanto quando meno te lo aspetti, anche se sono anni che hai smesso. Ti assale la voglia di ficcarti in bocca una sigaretta, di accenderla e respirare quel fumo acre che ti stordirà. Non c'è nulla da fare è così. Ecco, certe donne sono così. Sono state tue per un periodo, poi sono uscite dalla tua
vita e ti ritornano sù, improvvisamente, quando meno te lo aspetti e vorresti che fossero di nuovo li. A inebriarti, confonderti e intossicarti. Solo che con pochi euro e una tabaccheria la voglia di fumare la risolvi. Ma l'altra questione come fai ?
Ossequioso e potente il grido muto che si inalza sopra tutto, sopra i pensieri sopra ogni sentire. Già immagino il sorriso beffardo che si disegnerà sul volto di Maria " Che te ne fai della nostalgia, perchè di questo si tratta, di nostalgia" e la risata riempirà l'aria. Se fosse cosi semplice rinunciare alla nostalgia. Ma è probabile che non voglio rinunciarvi, dopotutto quel sottile dolore che corrisponde ai ricordi, alla nostalgia riempie un vuoto momentaneo. E si sà, il vuoto a volte è insopportabile. La notte era appena cominciata e le luci variopinte disegnavano la città su un fondale nero. Sarebbe stata una lunga notte tra fantasmi e spettri che riemergono e che mi faranno compagnia.

Silvia

Avevano aperto un nuovo bar, piccolo, in centro, una novità. Ci si trovava lì con un amico, Mario, in breve tempo era diventato meta di tutti quelli che in un modo o nell'altro volevano farsi notare. Sboroni, alcolizzati mimetizzati da manager, ricchi, fancazzisti, piazzarotti, intellettualmente sterili. Ormai era fisso l'aperitivo dalle diciotto in poi tutti i giorni. Ed oltre alla fauna di uomini il bar attirava femmine che odoravano il profumo di soldi. Quel tipo di femmine che sono alla moda, che stanno alla moda il cui cervello è un parassita all'interno di quella massa grigia che stà dentro la scatola cranica. La routine prevedeva due tre aperitivi un sacco di chiacchere vacue fino alle venti. Dopodichè si tornava a casa o si andava a mangiare in qualche ristorante della zona a continuare le chiacchere vacue. Quella sera l'aperitivo si era protratto oltre le ventuno. Ero appoggiato al bancone parlando con un bicchiere di Lugana e col barista. Musica da supermercato in sottofondo. Brusio degli avventori. Poi la voce alta sopra tutti del mio amico Mario " Ciao Silvia, anche tu fra noi" La mia attenzione si concentrò sulla sua voce facendo il vuoto del resto. Un ticchettio sulla spalla, mi giro e vedo un esemplare di femmina che corrisponde al mio ideale di "gran gnocca". Truccata un pò scura, dark, ma al punto giusto. Un cappotto con la fine dei bordi sfilacciate, giovane e bella. "Conosci Silvia" interrompe la voce del mio amico, la contemplazione di una dea. "No" rispondo. Lei mi saluta senza tanto entusiasmo e continua a dar retta all'altro. Io tornai alla mia conversazione col Lugana e il barman. Passarono dei minuti, non so quanti, allora qualcosa scatto dentro la mia testa allegerita dal vino e interompendo la conversazione delirante gli chiesi "Non ti ho mai visto quà, sei di queste parti ?". Faceva la barista in un bar a trecento metri per pagarsi gli studi universitari. Da lì comincio una conversazione all'interno del bar e poi all'esterno, condita da decine di sigarette, parecchi spritz e Lugana. E col passare del tempo sembrava che si instaurasse un certo feeling fra noi due, eravamo solo noi due tutto il resto era opaco e solo un brusio. Parlammo per ore, di musica, di donne, di uomini, di futuro, di possibilità. Sul tardi passo una sua amica e se la porto via, lasciandomi intontito. Una visione mi aveva toccato, portato dentro la sua aurea e poi era sparita. Ma sapevo dove trovarla, si, lo sapevo. I giorni che seguirono videro un uomo che passava all'esterno di un bar cercando di vedere chi ci fosse all'interno. Roba da adolescenti imbranati. L'obbiettivo era il numero del suo telefono e per questo venne in aiuto il mio amico che organizzo un gelato alla chiusura del bar. Ve l'ho detto, roba da adolescenti. Andammo a prendere stò gelato ed ad un certo punto lui si dileguò. Ero di nuovo solo con lei, ma questa volta una leggera brezza di imbarazzo circondava l'evento. Non cera l'alcol. Mi racconta del suo ragazzo....dei sui studi...delle sue amiche ed io mi sentivo sempre più fuori posto. Tornando sui suoi gusti musicali riesco a farmi dare il numero, con la scusa che ho del materiale inedito dei Placebo e che potrei farle un cd (adolescenti ?). Mi dice che deve andare a casa, è tardi, abita con sua nonna. Ci salutiamo. Conoscevo il suo ragazzo, una specie di play-boy paesano. Uno che cambiava ragazza come io cambio camicia. Contemporaneamente, frequentava lei e un'altra. La questione adesso era: glielo dico o no, che si è messa con un idiota ? Decido di non dirglielo. Parecchi anni dopo mi confesserà che lei avrebbe fatto lo stesso (con una punta di odio, però)....

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